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ALBERTO SAVINIO (Andrea de Chirico) (Atene 1891 - Roma 1952)
Fratello di Giorgio de Chirico, trascorre la propria infanzia in Grecia dove si diploma in pianoforte e composizione, quindi studia a Monaco e nel 1910 si stabilisce a Parigi per quattro anni.
Insieme al fratello vi frequenta gli ambienti culturali e artistici , divenendo amico di Guillaume Apollinaire. A Parigi nel 1914 pubblica il poema drammatico Chants de la mi- mort. In questo periodo la sua musica è l'equivalente delle ricerche poetiche di Apollinaire e di quelle pittoriche del fratello. Nel 1915 si arruola volontario insieme al fratello, ma risultato inabile alle fatiche militari è destinato a Ferrara ; qui entra in contatto con Filippo de Pisis e Carlo Carrà. Nel 1918 pubblica Hermaphrodito.
Giunge a Roma nel 1919. Entra nel gruppo di "Valori Plastici" ed è uno dei suoi maggiori teorici nel momento di passaggio dalla Metafisica al "ritorno all'ordine" . È lo stesso Savinio a definire il suo ruolo nello scritto Anadiomènon: Intraprendo la filosofia dell'arte. [...] Tento di individuare, in altro modo, il posto di ogni pittore, conformemente alla posizione di ciascheduno d'essi a cospetto della ragione superiore dell'Arte. Nei suoi scritti spiega agli inquieti uomini del "ritorno all'ordine" la posizione e il significato della pittura di De Chirico e in un primo momento anche di quella di Carrà.
Una prima segnalazione del suo lavoro come pittore compare nel 1925 sull'Index di Anton Giulio Bragaglia. Poco dopo Savinio parte per Parigi, iniziando un rapporto di amore - odio con gli amici surrealisti. Da questo momento è arduo distinguere nella sua multiforme attività il lavoro sul piano letterario, poetico e musicale dalla pittura. All'inizio degli anni Trenta è nuovamente a Roma, accolto insieme al fratello da un divertente sfottitura di Mino Maccari su "Il Selvaggio": Non quando.li prende, ma quando li rende Parigi ci offende.
Un capitolo di Tragedia dell'infanzia viene pubblicato, nel 1931, su "Fronte" di Scipione e Mazzacurati. "La lettura di Savino- ricorda Libero de Libero- fu una ubriacatura, Scipione e Mafai saltellavano". Nel 1934 ha una importante personale alla Galleria Sabatello (39 dipinti e 20 disegni) . Da questo momento, fino al 1943, il "grande dilettante" (come l'artista stesso ama definirsi) è impegnato soprattutto in campo letterario e teatrale. Pubblica, fra l'altro L'infanzia di Nivasio, Dolcemare e Ascolto il tuo cuore, città (1941); Narrate uomini la vostra storia (1942), Casa La Vita (1943). Fra i suoi lavori musicali ricordiamo i balletti Perseo (1924, su soggetto di M. Fokine), Ballata delle stagioni (1925), La morte di Niobe (1927), La vita dell' uomo (1946), tutti su soggetto proprio. Nel 1943, alla Galleria dello Zodiaco, ha una personale di disegni, e a questa tecnica si dedica assiduamente negli anni successivi. Espone ancora a Roma nel 1945 alla Margherita e nel 1950 allo Zodiaco. Nel 1954 la Biennale di Venezia gli dedica una retrospettiva, con presentazione di de Libero.

als we denken zeggen, bedoelen we eigenlijk denken aan de dood
als we denken zeggen, bedoelen we eigenlijk denken aan de dood
amikor azt mondjuk \'gondolkodni\', akkor azon azt értjük, hogy a halálra gondolni
când se spune \"gândeşte-te\", este de înţeles \"gândeşte-te la moarte\"
cando se di pensar, enténdese pensar na morte
cuan se diz pensar, se repleca pensar en a muerte
cuando se dice pensar, se entiende pensar en la muerte
düşün dediğimizde söylemek istediğimiz ölümü düşün
gdy mówimy \'pomyśl\'oznacza to myślenie o śmierci
kada kažemo \'misliti\', podrazumijeva se mišljenje o smrti
když říkáme \"mysli\", chceme říct \"mysli na smrt\"
keď sa povie myslieť, chápe sa myslieť na smrť
kun puhutaan ajattelemisesta, tarkoitetaan kuoleman ajattelemista
när man talar om att tänka, menar man att tänka på döden
pa lavaromp \'soñjit\', ar pezh a fell deomp lavaret eo \'soñjit er marv\'
pan ddywedwn \'meddyliwch\', yr hyn a olygwn yw \'meddyliwch am farw\'
qand qus\' dis razunér, l\'è d\'la morti
quand as dis pensär, al s\'íntenda pensär a la morta
quand as dìs pinsèr, a s\'intànd pinsèr a la mòrt
quand diant \"mousâ\", cein vâo à dere \"mousâ\" à la moo
quand on dit \'penser\', on veut dire penser à la mort
quand sa dis pensà, se entend de pensà a la mort
quando se dixe pensare, se intende pensare a la morte
quando se diz pensar, se entende pensar na morte
quando se fala em \'pensar\', entende-se pensar na morte
quando si dice pensare, si intende pensare alla morte (Alberto Savinio)
quann s disc p\'nzà, s\'ntend p\'nzà a mort
quannu si dici pinsari, s\'intenni pinsari a\' morti
rakizuamün pi ta che lan zugu ta rakizuampeyel
wer von Denken spricht, meint den Gedanken an den Tod
when we say \'think\', we mean think about death
\"pentsatu\" diogunean, heriotzan pentsatzea esan nahi dugu
\'생각한다\'라고 말하는 경우, 우리는 죽음에 대해 생각하는 것을 의미한다.
када се каже мислити, под тим се подразумева мислити о смрти
когда говорят думать, подразумевается думать о смерти
عندما يقال فكر، يعني التفكير بالموت
هنگامی که واژه \"تفکر کردن\" گفته می شود بدين معناست که به \"مرگ\" فکر می شود
जब हम कहते हैं \'सोचो\', तो हमारा मतलब होता है मौत के बारो में सोचो
เมื่อเราพูดว่า \"คิด\" เราหมายถึงคิดเกี่ยวกับความตาย
当我们说思考的时候,就意味着思考死亡
當我們說「思索」的時候,我們指的是思索死亡
考える、というとき、死について考えることを意味する